Il primo Palazzo del Comune della città di Arezzo venne eretto nel 1232, tra la parte alta di V.Pellicceria e Piazza Grande. Aveva la “Torre Rossa”, perché realizzata in mattoni, finita di costruire nel 1318. Nelle sue vicinanze si trovava il Palazzo del Popolo (1270-78), nell’attuale area del Praticino.
La costruzione del Palazzo del Comune e, successivamente, di quello del Popolo, rientravano nel complesso di iniziative edilizie che il nascente Comune di Arezzo mise in atto tra fine XI e XII secolo per adattare la città alle rinnovate esigenze dettate dalla crescita della sua autorità[1]: fra esse, la costruzione della nuova cinta muraria, a coronamento della crescita demografica avviatasi da oltre un secolo e la sistemazione della Platea Communis, cioè la Piazza Grande, entrambe nel 1200.
Il Comune, nuova struttura di governo, si mostrava sempre più spesso in contrasto con le antiche forme di potere legate alle istituzioni religiose e alla feudalità laica, e necessitava quindi di spazi e luoghi cittadini che ne rappresentassero adeguatamente ruolo e prestigio. La costruzione del Palazzo del Comune rispondeva quindi a questi criteri: posto nelle vicinanze dello spazio pubblico della Piazza Grande, in un settore della città abitato dalle principali famiglie.[2].L’aspetto che doveva avere l’edificio ci viene tramandato da una serie di immagini: una più sommaria dal cenotafio Tarlati in Duomo; un’altra in un disegno di anonimo del 1436, che raffigura la cittadella avvolgente quasi a spirale la parte alta della città con i palazzi del potere civico; le altre, in due affreschi pure quattrocenteschi di Bartolomeo della Gatta e Benozzo Gozzoli, che raffigurano in maniera abbastanza dettagliata la configurazione architettonica del palazzo: piuttosto alto e squadrato, terminante con merlatura a filo di muro, e caratterizzato da finestre ad arco acuto con decorazione ad archetti trilobati. Dalle ricerche documentarie di Pasqui si ricava inoltre che era dotato di portico e che al piano inferiore, si trovava la curia del podestà, che vi risedette fino al 1355. [3]
Il carattere del Palazzo viene definito “severo, echeggiante taluni aspetti dei castelli del territorio circostante”[4], un’espressione chiara dell’inquietudine dell’epoca, tale da costringere il podestà a risiedere stabilmente dentro la città.
Palazzo del Comune e Palazzo del Popolo furono successivamente inglobati nel cosiddetto Cassero Grande o Cittadella, una vasta area fortificata che comprendeva l’attuale Fortezza e parte dell’odierno Parco del Prato, costruita dai fiorentini nel Trecento, all’indomani del dominio acquisito sulla città ceduta da Pietro Tarlati: i due edifici, simbolo della perduta libertà del potere civico, erano adesso accessibili soltanto dall’interno della Cittadella.
Il Palazzo del Comune con la sua Torre Rossa venne demolito nel novembre 1539 quando si iniziarono i lavori per la nuova Fortezza Medicea, trasformando radicalmente, non soltanto fisicamente, ma prima di tutto simbolicamente, tutta l’area.
[2]: Vittorio Franchetti Pardo, Arezzo, Laterza 1986, pag. 38
[3]: Ubaldo Pasqui, Documenti per la storia della città di Arezzo nel medio evo, Annali Aretini (1192-1343), Arezzo 1904, p. 61 nota 24.
[4]: Vittorio Franchetti Pardo, Arezzo, Laterza 1986, pag. 38
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