Barone de’ Mangiadori è un esponente dell’aristocrazia del suo tempo distintosi per spiccate capacità politiche e militari.
Gli esordi
Nasce a San Miniato al Todesco da una delle famiglie ghibelline più importanti della città intorno alla metà del 1200. A circa trent’anni è nominato podestà a San Gimignano poi Colle Val d’Elsa e Prato. Nel 1288 è capitano del Popolo di Siena grazie alle sue capacità militari.
La battaglia di Campaldino
Tali capacità gli permettono nella battaglia di Campaldino di guidare un contingente senese tra le fila fiorentine. E’ suo il famoso discorso fatto alle truppe guelfe: “Signori, le guerre di Toscana si soglìano vincere per bene assalire, e non duravano e pochi uomini vi morivano, ché non era in uso l’ucciderli. Ora è mutato modo, e vinconsi per stare ben fermi.Il perché io vi consiglio che voi stiate forti, e lasciateli assalire”. Il consiglio di lasciare assalire gli aretini, come ricorda il cronista Dino Compagni, gli vale parte del merito della vittoria fiorentina. Di ritorno a Siena da Campaldino con il proprio contingente il Mangiadori riconquista Lucignano e altri castelli senesi finiti sotto il comando ghibellino.
La gloria dopo Campaldino
Per il valore militare dimostrato sul campo il giorno seguente alla battaglia i senesi lo nominano podestà della loro città. Fino a settembre di quell’anno copre contemporaneamente il ruolo di podestà e capitano del Popolo, poi lascia la seconda carica. Il suo governo a Siena è caratterizzato dalla lotta contro i signori più combattivi del contado e più violenti dei domini rurali. La sua brillante carriera politica non si arresta e nel 1294 è podestà nella guelfa Perugia poi addirittura nella sua Firenze. Qualche anno dopo è nominato giudice degli appelli e assessore a Volterra.
Capitano della Lega guelfa
Nel 1300 è eletto capitano dell’esercito della Lega guelfa e in tale qualità sconfigge a Pistoia i guelfi neri capeggiati dalle famiglie Rossi e Siniboldi, a favore della parte dei bianchi. Nel 1301 data l’affermazione a Firenze del partito dei guelfi neri appoggiati da papa Bonifacio VIII, il Mangiadori si ritira a San Miniato.
Il governo della sua città natale
Ma il suo impegno politico e militare non cessa qui. Nel 1304 è capitano del Popolo a Volterra e nel 1309 da appartenente alla classe aristocratica, è protagonista della rivolta contro il governo popolare del Comune di San Miniato, che porta all’espulsione del capitano del Popolo e all’annullamento delle norme antimagnatizie contenute negli statuti comunali. In questa circostanza il Mangiadori passa al governo di San Miniato insieme a Tedaldo Ciccioni, membro di spicco della famiglia rivale della città. Tuttavia tale governo non dura per il ritorno della fazione popolare appoggiata da Firenze che sfrutta fra l’altro il disaccordo tra i due aristocratici.
La morte
Le cronache scritte da Giovanni di Lemmo ci informano che Barone de’ Mangiadori muore a San Miniato il 28 agosto 1314.
Per approfondire:
Dizionario bibliografico Treccani
“Barone de’ Mangiadori: alcune spigolature Volterrane” in “Bollettino dell’Accademia degli Euteleti della città di San Miniato al Todesco” LXXXIV (2017) pagg. 189-193
Sito personale di Mario Venturi: www.parvimilites.it
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