Il personaggio
Figlio di Torrigiano dei Cerchi, fatto prigioniero dai ghibellini nella battaglia di Montaperti nel 1260 e morto poco dopo, Vieri (1240ca-1313) è membro di una ricchissima famiglia di banchieri e mercanti con origini nel contado fiorentino, di provata fede guelfa e di tradizione moderata e diplomatica in campo politico. Il cronista fiorentino Dino Compagni descrive i Cerchi come “uomini di basso stato, ma buoni mercanti e gran ricchi, e vestivano bene, e tenevano molti famigli e cavalli, e avevano bella apparenza”.
Nel 1267 i Cerchi rientrano a Firenze e Vieri riceve la dignità cavalleresca quale compenso per il fedele appoggio alla causa guelfa.
Nel 1280, insieme con il cugino Bindo, Vieri compra alcune case ai conti Guidi nel sesto di San Piero, all’interno dell’antica cerchia di mura e accanto a quelle del potente casato magnatizio dei Donati; i problemi di vicinato con questa antica schiatta aristocratica, guidata da Corso Donati detto “Il Barone” per la sua superbia e che si diverte a indicare Vieri come “l’asino di Porta” perché lo considera privo di sufficienti abilità oratorie e di poca malizia, appaiono subito evidenti e sono tra le cause del forte antagonismo che oppone le due famiglie a cavallo tra Due e Trecento. Le altre sono da cercare nella politica matrimoniale di Corso Donati che sposa in prime nozze una Cerchi che muore in circostanze misteriose, forse fatta avvelenare proprio dal marito, e che in seguito, per ragioni esclusivamente economiche, si unisce a Tessa Ubertini, già parente dei Cerchi che si oppongono inutilmente al matrimonio.
Questi sono gli anni della “gavetta” politica di Vieri che, come ogni altro nobile provvisto di cintura cavalleresca, è inviato a ricoprire incarichi pubblici nelle città amiche di Firenze; nel 1283 egli è infatti podestà di Padova.
Il momento a partire dal quale la figura di Vieri campeggia sulla scena politica fiorentina è quello della guerra tra Arezzo e Firenze, culminata con la battaglia di Campaldino e la vittoria guelfa.
In accordo alla tradizionale politica di mediazione dei Cerchi, mirata a proteggere i commerci di famiglia, Vieri cerca fino all’ultimo di evitare lo scontro con i ghibellini. Poco prima di Campaldino, infatti, il vescovo di Arezzo Guglielmino degli Ubertini cerca di negoziare in segreto una pace con Firenze che, in cambio di alcuni strategici castelli del vescovado aretino, gli promette un cospicuo vitalizio annuo (secondo Dino Compagni pari a 3.000 fiorini d’oro, secondo Giovanni Villani di 5.000); il garante del pagamento doveva essere proprio Vieri ma, com’è noto, le trattative fallirono e si venne alle armi.
A Campaldino i Cerchi schierano da soli almeno 12 cavalieri, di cui 10 creati proprio in occasione della battaglia. In veste di capitano del sesto di Porta San Piero, Vieri è incaricato di scegliere i feditori, cioè coloro che attaccano battaglia in prima linea, tra i cavalieri a lui sottoposti; egli sceglie subito se stesso, il figlio Giano e altri parenti così che molti altri, meravigliati dal coraggio del banchiere e preoccupati di sfigurare di fronte al suo esempio, accorrono al suo fianco. Vieri è travolto dai feditori aretini comandati da Buonconte da Montefeltro; la forza della carica ghibellina è tale che molti fiorentini vengono disarcionati dall’urto delle lance e quelli che resistono sono costretti ad arretrare senza però smettere di battersi con coraggio, perché consapevoli del gran numero di guelfi ancora saldi in posizione dietro di loro.
L’ascesa
Il successo di Campaldino accresce quindi la popolarità di Vieri, specialmente tra i popolani grassi e medi che si riconoscono in lui e nei suoi interessi e che, soprattutto, sono decisi a opporsi alle famiglie di antica nobiltà, espressione orgogliosa dei vecchi valori feudali.
È anche per questo motivo che i Cerchi escono indenni dagli effetti degli “Ordinamenti di giustizia”, cioè quella legislazione straordinaria di dura repressione magnatizia fatta approvare nel 1293 da Giano della Bella e dalle conseguenze politicamente e giuridicamente devastanti per molte consorterie nobiliari fiorentine.
È proprio in questo periodo, inoltre, che esplode in modo definitivo il contrasto tra i Cerchi, guelfi di parte bianca e più moderati, e i Donati capeggiati da Corso, guelfi di parte nera e più intransigenti.
Nei due anni 1299 e 1300, mentre Corso Donati è in esilio a Roma, Vieri ha la possibilità concreta di affermare stabilmente il proprio potere e quello della famiglia in città, ma non è capace di cogliere l’occasione e riceve per questo il biasimo di molti contemporanei e specialmente quello del guelfo bianco Dino Compagni che scrive che “i Cerchi schifavano non volere il nome della signoria, più per viltà che per pietà”, sostenendo che, in quanto mercanti, “naturalmente sono vili; e i loro nemici [i Donati] sono maestri di guerra”.
Convocato a Roma da Bonifacio VIII per riappacificarsi con Corso, Vieri declina l’offerta e si guadagna quindi la cordiale inimicizia del pontefice che da qui in avanti sostiene apertamente il rivale; infatti, pochi giorni dopo l’arrivo a Firenze di Carlo di Valois, il “paciere” inviato da Bonifacio VIII a redimere i contrasti tra Bianchi e Neri ma che in realtà ha il compito di sostenere i secondi a discapito dei primi, Corso Donati riesce a imporre la propria supremazia in città.
Il declino
Il tramonto politico di Vieri è segnato; privo di ogni sostengo, per sfuggire all’ira di Corso e dei suoi seguaci, egli si rifugia nel 1302 ad Arezzo, portando con sé un patrimonio di circa 600.000 fiorini d’oro e da dove continua a pagare puntualmente i creditori del proprio banco, a dimostrazione di una prosperità economica comunque conservata.
Dopo essersi avvicinato per un breve periodo alla politica del ghibellino Uguccione della Faggiola, a quel tempo podestà di Arezzo, Vieri dei Cerchi disdegna qualunque altro progetto politico di rilievo e si ritira malinconicamente a vita privata. Il ricco banchiere muore, forse ad Arezzo, nel 1313.
Per approfondire:
“Vieri de’ Cerchi” in Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, voce a cura di F. Cardini (1979)
“Vieri de’ Cerchi” in Enciclopedia Dantesca Treccani, voce a cura di F. Cardini (1970)
Canaccini, Gli eroi di Campaldino, Firenze: Scramasax, 2002, pp.51-60
Sito personale di Mario Venturi: www.parvimilites.it
Commenti
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Luca bizzarri
Complimenti al gruppo storico