1098 l’origine del Comune
L’origine del Comune di Arezzo non è ben documentata e sicuramente il primo periodo fu caratterizzato da una organizzazione informale e poco strutturata, che venne invece man mano consolidandosi ed istituzionalizzandosi con il crescere della sua consapevolezza e forza politica. La giurisdizione del primo comune doveva essere poco estesa, probabilmente si limitava alla città e poco più. Dobbiamo comunque accontentarci di questi scarni tratti descrittivi dal momento che le notizie documentarie riguardo al Comune rimangono scarse fino al 1163 come fa notare l’insigne storico Delumeau. Il primo documento che attesta la presenza di un Console è coevo del testamento di Enrico III detto il Giovane, discendente dal duca di Spoleto e Marchese di Toscana Raineri I, risale al 1098 e testimonia la presenza del Console Raineri e del Vicedomino Rolando.
Il Console e il Vicedomino
Osserva Delumeau che del Console non sappiamo molto, nulla sappiamo delle sue funzioni in seno al Comune, né tanto meno quale fosse il suo rapporto istituzionale con il Vicedomino, che comunque ricopriva un ruolo pubblico. Il suo pronipote fu probabilmente Aringerio che nella seconda metà del XII secolo fu protagonista della vita comunale. Del Vicedomino Rolando sappiamo che era imparentato con i nobili di Pietramala ossia di quella che diverrà la famiglia dei Tarlati. Rolando ed il fratello Raineri (omonimo del Console ma da non confondersi con lui) avevano stretti rapporti con la chiesa e l’ospedale di S. Pier Maggiore. Questa chiesa era posta nell’area su cui ora giace la Cattedrale di Arezzo ed apparteneva alla potentissima Abbazia di Santa Flora e Lucilla. Veniva chiamata S. Pier Maggiore per distinguerla dalla chiesa di S. Pier Piccolo ancora presente in città nell’odierna via Cesalpino, affidata invece al monastero di Silvamunda in Pratomagno.
La classe dirigente
Non abbiamo notizie sulle persone che dirigevano l’istituzione e la città fino al 1153, anche se in generale sicuramente appartenevano al ceto nobiliare, erano i notabili della città, possessori di palazzi e terreni nelle immediate vicinanze di Arezzo, possessori di ingenti patrimoni liquidi, provvisti di una certa istruzione e cultura, spesso in campo giuridico, promotori e benefattori delle chiese e degli ospedali cittadini e suburbani. Appartenevano oltre la già citata famiglia dei Tarlati a quella degli Albergotti, dei Guidoterni che poi si chiameranno Brandaglia, degli Zepheri e dei Fantini. A fianco di queste orbitavano intorno alla figura del Vescovo, a Pionta, famiglie di rango paragonabile, stanziate nel contado, estranee alla vita politica cittadina come i Gerardi/Mascari che tuttavia non ignoravano gli aristocratici stanziati in città. Le famiglie del Contado rimangono fino al 1200 al di fuori della vita politica comunale: la ridotta influenza dell’istituzione comunale sul Contado e la tutt’altro che definitiva affermazione sul territorio rispetto all’istituzione imperiale giustificano la strategia attendista delle famiglie capitaneali.
Le prime posizioni politiche
Le prime posizioni politiche del neonato Comune aretino sono contro il concorrente potere politico dei Vescovi-Conti del Pionta tanto che gli aretini assaltano i Palazzi episcopali tre volte. La prima nel 1084 quando il Comune probabilmente era in via di formazione, ma il fatto dimostra una intolleranza verso un potere considerato ormai da superare, e la voglia da parte degli aretini di governarsi autonomamente senza la mediazione da parte di figure terze; la seconda nel 1110 e la terza nel 1129 o 1130. La testimonianza della sempre maggiore forza politica dimostrata dal Comune rispetto a quella dei Vescovi aretini si ha qualche anno dopo con la cessazione del titolo di Conte da parte dei presuli, Buiano fu infatti l’ultimo Vescovo a fregiarsi di tale titolo.
Il primo consolidamento
Il ventennio che va dal 1130 al 1150 rappresenta un periodo di consolidamento dell’istituzione comunale e del riconoscimento all’esterno della sua identità: un documento del 1130 ci dice che il Comune presta soldi ai canonici della cattedrale di Castelnuovo nel Valdarno. Addirittura nel 1142 il Papa Innocenzio II sente il parere dei Consoli aretini prima di eleggere il nuovo Vescovo di Arezzo Girolamo. Alla fine di questo periodo i documenti attestano l’introduzione nel ceto dirigente politico di famiglie quali i Viviani, gli Sterpoli, i Boccacioni, i Sassoli i Lodomeri e i Bostoli.
Per approfondire
Delumeau, “Le origini del comune aretino e le vicende successive fino al XIII secolo (1098-1222)” Annali di Fraternita XII
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