Il rientro non fu privo di conseguenze. I rientrati consortati dei Bostoli e degli Albergotti si appropriano delle Magistrature comunali con l’appoggio della plebe urbana e della Famiglia dei Camaiani, creando uno schieramento dominante che oggi prende il nome di Arciguelfi. Vengono esclusi da questo consortato le famiglie guelfe appartenenti al vecchio regime e le casate dei Brandaglia, Testi e Sassoli. I Sessanta, accordandosi con le casate guelfe dei Brandaglia, dei Testi e dei Sassoli insieme a quelle ghibelline degli Ubertini ed a ricche famiglie come quella dei Guasconi, tentano una reazione all’istaurarsi di questo nuovo stato di cose e l’8 Aprile 1379 cercano di irrompere in città al grido di “Viva il Popolo”, di riimpadronirsi del Palazzo del Popolo, di prendere in ostaggio la massima carica cittadina, di uccidere alcuni Priori, di assaltare e distruggere le case degli Albergotti, di occupare la fortezza e di varare un nuovo governo. Ma il tentativo fallisce (Berti pag.72). Gli Arciguelfi sono ora saldamente al potere con il favore del popolo minuto. L’uomo di spicco è Bostolo di Bostolo Bostoli detto “Bostolino” e definiscono il nuovo governo guelfo e popolare, si accaniscono contro i fuoriusciti e gravano di tasse gli avversari politici. Sul piano delle alleanze stringono maggiori rapporti con Firenze. Nel Contado i Tarlati ben radicati nel territorio casentinese si accampano sotto le mura di Arezzo nel luglio del 1380 alleandosi con la Famiglia Ubertini spesso acerrima nemica nonostante la comune appartenenza alla fazione ghibellina. I Bostoli, Albergotti e Camaiani, reggenti della città, sono troppo deboli per resistere all’assedio e tuttavia non possono chiedere aiuto alla potente Firenze che è in ottimi rapporti con Tarlati ed Ubertini. Scelgono quindi di chiedere l’intervento di una figura esterna come quella di Carlo da Durazzo, sceso in Italia per impossessarsi del Regno di Napoli, offrendogli in cambio la Signoria di Arezzo. Carlo da Durazzo accetta e fa il suo ingresso in Arezzo il 14 settembre 1380.
Per approfondire
Berti, “Arezzo nel tardo Medioevo 1222-1440”
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