Il definitivo governo guelfo e popolare del comune
Alla ripresa del guelfismo ad Arezzo segue una reazione nel Contado della famiglia Tarlati ed il conseguente intervento sul territorio e la città dei Comuni di Firenze e Perugia. Il 3 giugno 1345 viene firmato un trattato di pace che istaura nuovamente il protettorato sulla città e sul Comune di Arezzo da parte dei Comuni di Firenze e Perugia. Viene redatto ancora una volta un nuovo Statuto (l’ultimo dell’epoca medioevale) dove si decreta un definitivo governo guelfo. I ghibellini lontani dalla famiglia Tarlati vengono inseriti in posizione minoritaria nel governo della città ma ai guelfi spettano le decisioni riguardanti la difesa e la politica estera del Comune. In questo nuovo assetto i grandi aristocratici vengono esclusi dagli Uffici comunali. Viene inserito nello Statuto un elenco di famiglie considerate magnati (per due terzi ghibelline e per un terzo guelfe), vengono cancellate dallo Statuto le norme che salvaguardavano il “popolo della media gente” a favore del ceto artigiano e delle corporazioni e dei mestieri.
Lotta all’interno della fazione guelfa
L’assetto istituzionale appena descritto comincia a vacillare sin dal 1346 per le lotte che vedono protagoniste le due principali famiglie aristocratiche guelfe: i Bostoli ed i Brandaglia. Gli scontri culminano nel 1347 con l’espulsione da Arezzo della Famiglia Bostoli ad opera dei popolari guelfi e dei Brandaglia. Nell’aprile del 1348 i Bostoli tentano di rientrare ma vengono respinti e nuovamente esiliati. Negli anni successivi al 1345 era al potere il popolo della media gente guelfa, fatto di giudici, notai e mercanti che si muovevano contro il ceto magnatizio di cui i Bostoli ed i Brandaglia sono in questo periodo i maggiori esponenti. Il popolo della media gente ha come organo di riferimento istituzionale il Consiglio dei Quattrocento. Tuttavia la tensione creata dalla lotta per il potere tra le famiglie aristocratiche portano ad una deriva in senso oligarchico dell’assetto istituzionale con la concentrazione del potere nelle mani di un nuovo organismo molto più ristretto del precedente: il Consiglio dei Quarantotto.
Il governo dei Quarantotto
In questa nuova fase le famiglie aristocratiche guelfe dei Brandaglia, Albergotti, Testi, Sassoli, Montebuono, da Catenaia e Conti di Bivigano sono molto più coinvolte nella vita pubblica ed i ceti popolari hanno un ruolo più ridimensionato. In questa fase dunque Arezzo si trova priva della quasi totalità della fazione ghibellina e della parte guelfa dei Bostoli, e per questo vede fortemente ridotta la propria capacità economica e soprattutto militare. Per tale motivo il Comune lascia in piedi le fortificazioni edificate da Firenze, accantona le iniziative in politica estera (per esempio rimane estranea alla guerra tra guelfi e ghibellini di Toscana scoppiata ancora una volta fra il 1351 ed il 1353) e si preoccupa soprattutto di mantenere e difendere l’indipendenza da Firenze che comunque continua ad esercitare un protettorato sulla città.
La discesa in Italia dell’Imperatore
Nel 1355 scende in Italia l’Imperatore Carlo IV di Boemia. Dice Berti “scende in Italia non tanto per far valere le ragioni dell’Impero e dei suoi partigiani, quanto per ottenere denaro e prestigio da impiegare nelle regioni mitteleuropee, dominio della sua casa”, e denaro lo cerca soprattutto dalla prosperosa “media gente” che regge le varie città. Il governo dei Quarantotto di Arezzo dona 5000 fiorini e promette un versamento di altri 400 all’anno. L’Imperatore dal canto suo contraccambia confermando l’indipendenza, il governo popolare e gli statuti vigenti e nominando i Priori del Popolo ed il Gonfaloniere di Giustizia di Arezzo Vicari imperiali, e rafforzando la sovranità del Comune su tutto il distretto, il Contado ed il territorio aretino.
Per approfondire
Berti, “Arezzo nel tardo Medioevo 1222-1440”
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