I documenti sull’origine e lo sviluppo delle Arti ad Arezzo purtroppo non sono giunti fino a noi e per questo abbiamo solo notizie frammentate su tale importante argomento. Non c’è dunque uno studio organico e delle frammentate notizie se ne sono occupati tra gli altri Gian Paolo Scharf nel libro “Potere e società ad Arezzo nel XIII secolo (1214-1312)”, Franco Franceschi nell’articolo “Ritualità e devozione nel mondo delle Arti (Secoli XIV-XV), prime considerazioni”, Annali Aretini XIII, 2005, Andrea Barlucchi “Statuti delle Arti e normativa sul mondo del lavoro nella Toscana dei Comuni: sguardo panoramico e prospettive di ricerca”, Archivio Storico Italiano, Vol. 171, n.3 2013 pp. 509-542 e “La Mercanzia ad Arezzo nel primo Trecento. Statuti e riforme (1341-1347)”, Pierluigi Licciardello “Culto dei santi e vita cittadina ad Arezzo in età comunale”.
Panoramica sulle fonti storiche sulle arti in Toscana
Osserva Barlucchi che fino alla metà del XIV secolo sono a noi giunti 97 documenti sulle norme prodotte dalle Arti in Toscana. Tra questi non sono rimasti solo Statuti veri e propri delle Arti ma forme diverse come i Brevia e gli ordinamenti riguardanti certe categorie professionali specifiche come i minatori di Massa Marittima e dell’Isola d’Elba o i padroni dei mulini della valle dell’Ombrone a Pistoia. L’analisi della provenienza di tali fonti documentarie fa emergere l’assoluto primato delle fonti fiorentine (40%), al quale seguono quelle prodotte dalla città di Pisa (28%) e di Siena (9%), per le altre, tra le quali Pistoia, Lucca, Volterra ed Arezzo ci si deve accontentare di un numero esiguo di documenti superstiti.
Le arti ad Arezzo
Gli esordi delle Arti
La prima testimonianza di una possibile attività delle Arti a Arezzo è del 1196 anno a cui risale un documento in cui vengono nominati i Consoli delle Società. Queste figure hanno probabilmente il compito di riunire in armi gli appartenenti alle Società. Il primo attestato documentale della presenza di un’Arte ad Arezzo risale al 1201 dove in una fonte viene menzionato in modo specifico il Console dell’Universitas Mercatorum. L’insigne storico Jean Pierre Delumeau ritiene che a quell’epoca quella dei Mercanti fosse l’unica Arte costituita. Si può ipotizzare che nel 1236 l’organizzazione delle Arti fosse ancora ridotta dal momento che nelle fonti si menziona il Rettore delle Arti come unica figura.
Il periodo della nascita del Popolo di Arezzo
Possiamo ancora ipotizzare che l’affermazione di organismi più articolati e definiti deve essere strettamente legata a quella dell’istituzione del soggetto politico del Popolo, che si attesta intorno alla metà del Duecento. Sappiamo infatti che il partito popolare, espressione delle nuove istanze politiche e sociali della borghesia cittadina, si forma proprio intorno all’ambiente delle Arti tanto da diventare il rappresentante politico di queste all’interno delle istituzioni comunali.
Le Arti all’apice della prima esperienza popolare
Sappiamo dagli Annali Maggiori che le Arti nel 1274 furono sciolte ed erano dodici, così come sappiamo che nel 1287 quando fu represso il governo popolare erano diventate quindici, ma purtroppo non sappiamo esattamente quali fossero. Un documento del 1286 risulta essere particolarmente ricco di informazioni a riguardo. E’ un verbale di un’adunanza del direttivo politico delle Corporazioni dove si discute della nomina di un sarto a procuratore di un prestito che le Arti utilizzeranno a favore del Comune. Dal documento emerge che all’adunanza sono presenti un Priore e due Sotto priori delle Arti e i 15 Rettori delle Arti che formano il loro Consiglio. Quali siano le 15 arti, come accennato, non emerge dal verbale, ma dalla professione dei Rettori se ne possono ipotizzare alcune: sono infatti presenti un coregiarius, un bambacarius, un ciabaterius, un magister Caparoccius, un sartor, un vasarius ed un notarius. Per quanto riguarda l’organizzazione delle cariche possiamo dedurre dall’esempio delle vicine Firenze e Lucca che i Rettori siano coloro che governano l’Arte internamente e che i Priori siano coloro che le rappresentano politicamente all’esterno.
Il periodo della Signoria di Guglielmino degli Ubertini e di quella di Guido Tarlati
Dopo la dura repressione del governo popolare, con l’avvento del governo di Guglielmino degli Ubertini, le Arti non hanno alcuna rappresentanza politica.
Per approfondire:
Gian Paolo Scharf, “Potere e società ad Arezzo nel XIII secolo (1214-1312)”
Franco Franceschi, “Ritualità e devozione nel mondo delle Arti (Secoli XIV-XV), prime considerazioni”, Annali Aretini XIII, 2005
Andrea Barlucchi, “Statuti delle Arti e normativa sul mondo del lavoro nella Toscana dei Comuni: sguardo panoramico e prospettive di ricerca”, Archivio Storico Italiano, Vol. 171, n.3 2013 pp. 509-542
Andrea Barlucchi, “La Mercanzia ad Arezzo nel primo Trecento. Statuti e riforme (1341-1347)”
Pierluigi Licciardello, “Culto dei santi e vita cittadina ad Arezzo in età comunale”.
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