I settori produttivi
Lo studio attento delle fonti, soprattutto degli atti notarili, commerciali e di compravendita, per quanto non numerose, ci restituisce un quadro della società economica aretina in cui sono presenti i tipici mestieri di una città medioevale toscana. Sono menzionate attività quali quella del cordaio, del fabbro, del fonditore, del commerciante di cenere, dello speziale, del calzolaio, del setaiolo. In particolare nella documentazione del XIII secolo sono menzionate una società per il commercio della cenere, quattro per l’arte calzolaia, una per la gestione di un molino, una per l’arte fabbrile, una per il commercio del grano e una per la compravendita di bestie. Nel 1307 si segnala un incentivo da parte del Comune per chi producesse bicchieri, e d’altronde l’attuale via bicchieraia dimostra che in quel luogo dovevano essere prodotti tali manufatti.
Copiatura dei libri di testo
Un altro settore produttivo attestato nelle fonti e giustificato dalla presenza dello Studium in città, era quello della copiatura di libri di testo, una sorta di fotocopisteria ante litteram potremmo dire. Venivano creati “petias” o in italiano “pecie” ossia copie simultanee di fascicoli sciolti di testi universitari detti appunto pecie. Presso la bottega di librai scelti dalle Università più importanti del XIII secolo come Parigi e Bologna, venivano depositati e custoditi libri di testo divisi in pezzi, che, a richiesta del cliente che ne voleva una copia venivano consegnati dal libraio ad uno scriptor che ne produceva una. I copisti generalmente laici ma anche donne o studenti, annotavano spesso il numero progressivo di pecia che esemplavano.
La produzione di armi
Una certa importanza doveva ricoprire anche il commercio delle armi, prova ne è il fatto che Carlo I d’Angiò nel 1284 ordinò alla compagnia Battosi di Lucca di acquistare 300 archi di corno e le frecce ad Arezzo.
Per approfondire:
Scharf, Potere e società ad Arezzo nel XIII secolo (1214-1312)
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