Sicuramente conoscerete l’area denominata “gioco del Pallone”. Siamo fuori da porta Trento Trieste e nella zona così chiamata sorgono vari parcheggi ed un campo da calcio da un po’ di anni trasandato. Sapete però perché questo luogo si chiama così? No, non c’entra niente il campetto da calcio, il “pallone” a cui ci si riferisce non è quello dello sport più famoso al mondo bensì a quello adoperato per giocare al “pallone con il bracciale”. Quest’ultimo era un antico gioco, si pensa addirittura risalisse agli antichi romani, molto in voga nell’Ottocento e nei primi del Novecento.
Variante della pallacorda, ossia un antesignano del tennis, il pallone col bracciale consisteva nel colpire una palla di cuoio con un bracciale di legno scambiandosela da una parte all’altra del campo di gioco. Il pallone però, prima di finire nella metà campo dell’avversario doveva colpire un muro, per questo ad Arezzo si giocava nei pressi dell’antica cinta muraria. Il gioco crebbe molto ad inizio secolo e come in ogni sport proliferarono le scommesse. I campioni di questa disciplina erano spesso molto famosi e riuscivano a diventare dei veri e propri personaggi osannati dalla popolazione.
Ritornando alla nostra città il gioco del pallone si svolse per tutta l’età moderna dietro la cattedrale, nell’area del parco il Prato. Nel 1819 si decise di spostarlo da quella sede e di costruire uno stadio apposito che potesse ospitare le varie partite. I lavori terminarono il 26 ottobre dell’anno seguente e ad Arezzo vide la luce uno dei migliori impianti dell’epoca. Il declino del “pallone” iniziò negli anni Trenta quando si scoprì un nuovo tipo di pallone, quello da calcio. Nel 1939 si decise quindi per la demolizione dello stadio, ormai in disuso e vi si costruì un nuovo edificio poi distrutto a causa dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Oggi in quell’area di questa lunga storia è rimasto solamente il nome e la forma degli spalti un tempo gremiti di tifosi.
Samuele Oroni
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