“Ad sonum campane” veniva convocata una delle prime forme di assemblea consultiva comunale, quella che poi fu chiamata Consiglio generale del comune. La campana più famosa della storia di Arezzo è quella che fu montata sulla torre rossa dell’antico Palazzo Comunale eretto nel 1232 rappresentata nella formella del cenotafio di Guido Tarlati “El far delle mura” e qui sopra pubblicata. Nel 1209 è attestata la prima citazione del Consiglio della Campana, non se ne conosce la composizione ma probabilmente secondo lo studioso Delumeau è identificabile con il Consiglio dei Duecento testimoniato nei documenti risalenti al 1214, probabilmente è lo stesso consiglio nominato in modo diverso [1].
Nel 1222 è citato il Consiglio generale della campana dei Duecento. E’ l’organo consultivo e legislativo comunale nella sua forma più matura anche se non esattamente definitiva dal momento che si devono comunque ricordare degli esperimenti risultati poi effimeri del Consiglio degli Ottanta del 1226 e del Consiglio dei Duecento del 1234 e del 1244 del Consiglio dei Quattrocento nel 1236.Notizie riguardanti la composizione della classe dirigente comunale derivano quasi esclusivamente da un documento del 1222 [2]. Questo documento comunale è redatto in casa di alcune importanti famiglie nobiliari aretine (forse perché ancora non esisteva la sede istituzionale pubblica del Consiglio, e di fatto sappiamo che il Palazzo comunale verrà eretto solo dieci anni dopo). Mostra il Consiglio della Campana diviso in due fazioni definite da Delumeau protoguelfa e protoghibellina. A capo della prima si trova la famiglia dei Bostoli, seguita da due famiglie consorti quali quella dei Sassoli (il ramo affiliato alla parte guelfa) e quella dei Terni (poi Brandaglia), dei Nerbotti (presenti in altri documenti del periodo) e dei Corbizzi. Gli altri nomi presenti in questa lista sono praticamente sconosciuti almeno per le fonti che ci sono arrivate, tanto che Sharf avanza l’ipotesi della prevalenza nella fazione protoguelfa di personaggi di minor rilievo come notai, giudici, tintori, lanaioli scudari e vergari come si desume dal documento stesso [3]. In questa lista sono assenti Stefano Nerbotti e Guido di Ranaldo Bostoli che invece sono sicuramente protagonisti della politica comunale del periodo dato che in casa loro vengono redatti diversi documenti. Della fazione protoghibellina che fa capo alla famiglia dei Tarlati da Pietramala, secondo questo documento fa parte il ramo ghibellino dei Sassoli, gli Accarisci alla quale famiglia appartiene Giunta Accarisci (che ebbe un ruolo nella vita comunale della prima metà del XIII secolo) e gli Agurazzi alla quale appartiene Siccomora Agurazzi (anche lui esponente politico della prima metà del ‘200), i Pandicampi e i Lambardi del Contado [4]. In questa lista sono presenti poi 4 notai, un sarto e Giacomo Paraventi che probabilmente è identificabile con colui che ricoprì nel 1236 il ruolo di rettore delle Arti [5]. Questo è ciò che si può dire del Consiglio della campana del 1222. In questa lista, e quindi fra le famiglie appartenenti al Consiglio della campana, mancano famiglie che sappiamo con certezza che avessero partecipato attivamente alla politica cittadina del periodo. E’ il caso degli Albergotti, che ospitarono nelle loro case nel 1255 e nel 1269 il Capitano del Popolo, i quali avevano in Guido Albrgotti un esponente di spicco, testimone in due atti comunali degli anni ’30, ed è ovviamente anche il caso dei Tarlati (citati solo come capofila ma non presenti nella lista con nessuna persona). E’ anche il caso dei Marabottini, famiglia molto influente nel panorama politico aretino, tanto che il capostipite Marabottino, fu nel 1242 Camerario comunale. Ricordiamo anche la famiglia degli Assalti, della quale Testa ed Incontro Assalti sono testimoni in alcuni atti comunali, la famiglia dei Milizia, dei Testa e dei Sinigardi della quale fece parte il primo beato francescano di Arezzo, al quale dobbiamo la composizione della celebre preghiera dell’”Angelus” che ancora oggi ogni domenica il Pontefice recita davanti ai fedeli. Si può dire anche riguardo al ceto dirigente della prima metà del duecento che nella fazione dei protoghibellini si annoveravano maggiormente rispetto a quella dei protoguelfi le famiglie nobili del contado, famiglie inurbate più recentemente come per esempio quella degli Azzi [6].
[2]: Pasqui, Documenti per la storia della città di Arezzo nel Medio Evo, II, doc 499, Sharf pag.152 e seguenti
[3]:Sharf pag.153
[4]:Scharfpag.155
[5]:Sharf pag.153
[6]:Sharf pag.155
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