La nascita delle prime istituzioni comunali
All’inizio del XIII secolo si assiste all’istituzionalizzazione del comune aretino. Scrive Delumeau: l’organizzazione comunale diviene più formalizzata: si può adesso parlare di stato comunale, con la nascente burocrazia e la sua propria legislazione, il costitutum o statuto. Gian Paolo Scharf nel suo libro “Potere e società ad Arezzo nel XIII secolo (1214-1312)” ricorda che nel 1192 si attesta nei documenti per la prima volta il Camerario. Si tratta di un ufficiale che in questa fase iniziale aveva compiti assai ampi: si occupava della gestione delle finanze comunali, era sempre presente negli atti più importanti del Comune, per esempio più di sessant’anni dopo, nel 1256, i due Camerari ricevono a nome del Comune la cessione di Pontenano e Capraia dalla famiglia dei Pazzi del Valdarno. Era in definitiva una sorta di notaio comunale. Precisa sempre Scharf che nel 1214 si annovera un Camerario del Podestà, nel 1251 e nel 1258 è presente nei documenti lo scriba del Camerario, una specie di segretario che aveva il compito di compilare i registri di competenza di questo ufficio, e nel 1289 si attesta un desco del Camerario che rimanda ad un tribunale finanziario, a testimonianza della crescita della fiscalità sia in città che nel contado. Nel 1196 si ha testimonianza documentale di una assemblea detta Concio, identificata con il populus aretino ossia l’assemblea dei cives. Nel 1198 è citato nei documenti un Parlamentum, nel 1201 ancora un Concio. Commenta Scharf che nell’indeterminatezza di questi termini si deve vedere una struttura comunale ancora fortemente in embrione ma vicina alla maturazione. Nel 1203 viene menzionato l’esecutore del Podestà, una sorta di uscere personale. Nei primi anni del ‘200 i documenti sono ricchi di menzioni dei Banditori, detti Precones, e degli usceri del Comune (Balitores) incaricati di svolgere le più svariate manzioni. Nel 1204, 1205 e 1216 si attestano i Sindaci e Provvisori del Comune con compiti molto vasti. Tali figure anticipano l’esecutivo locale che affiancherà la Curia ed il Podestà nei sui compiti di governo, un po’ come oggi il Sindaco è coadiuvato dalla Giunta e dagli Assessori. In particolare nel 1204 Sindaci e Provvisori sono citati insieme ad un Assessore (probabilmente un giudice) chiamati a giudicare una causa in cui era coinvolto il Podestà riguardante il possesso di un ospedale sottratto alla Badia. Analogo documento nel 1205. Nel 1216 sono chiamati come garanti del corretto comportamento del Podestà in un atto di permuta con l’Abate di Agnano. Sono comunque dei garanti, visto che la gran parte dei compiti giudiziari erano affidati allo stesso Podestà e alla sua famiglia (Curia), e con l’affermarsi dell’istituzione popolare anche al Capitano. Ancora nel 1207 si attesta un Assessore del Podestà competente in diritto e suo consigliere.
Il Consiglio della Campana
Nel 1209 è attestata la prima citazione del Consiglio della Campana, non se ne conosce la composizione ma probabilmente secondo Delumeau è identificabile con il Consiglio dei Duecento testimoniato nei documenti risalenti al 1214, probabilmente è lo stesso consiglio nominato in modo diverso. Nel 1222 è citato il Consiglio generale della campana dei Duecento. E’ l’organo consultivo e legislativo comunale nella sua forma più matura anche se non esattamente definitiva dal momento che si devono comunque ricordare degli esperimenti risultati poi effimeri del Consiglio degli Ottanta del 1226 e del Consiglio dei Duecento del 1234 e del 1244 del Consiglio dei Quattrocento nel 1236. Nel 1236 per la prima volta appare menzionato nei documenti il Cancelliere o Scriba communis. E’ probabile che prima di allora il comune si sia servito di più notai che al momento particolare facessero i cancellieri per la redazione degli atti comunali, senza nominarne uno stabile, forse cooptandoli dai numerosi notai che facevano parte della familia del Podestà ossia la sua Curia. Fa notare Sharf che in questi tempi non esisteva ancora una vera e propria Cancelleria comunale, ma i Cancellieri non erano neanche dei semplici tecnici che si limitavano alla trascrizione di atti burocratici, erano funzionari che contribuivano attraverso la loro opera di trascrizione legittimavano le opere del Comune come la conquista del Contado.
In sintesi
Sintetizzando quanto fino ad ora presentato sullo sviluppo istituzionale del Comune aretino nella prima metà del Duecento, ossia fino all’avvento del regime popolare del 1256, possiamo affermare che l’organizzazione comunale era tale per cui il potere legislativo era affidato al Consiglio generale che si riservava anche un ruolo consultivo riguardo alle scelte del Podestà, il potere esecutivo, militare e giudiziario al Podestà che veniva coadiuvato dalla sua Curia. Il Podestà veniva poi controllato nel suo operato giudiziario dai Sindaci e Provvisori. Tutta questa attività veniva corroborata ed effettuata nei suoi aspetti pratici da un esercito di funzionari e burocrati con competenze tecniche, quali notai, camerari, scribi, cancellieri, banditori e balitori.
Per approfondire
Scharf, “Potere e società ad Arezzo nel XIII secolo (1214-1312)”
Delumeau, “Le origini del Comune aretino e le vicende successive fino al XIII secolo (1098-1222)” – Annali della Fraternita dei Laici XII
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