La borghesia è quell’insieme di artigiani, commercianti, imprenditori, liberi professionisti che hanno costruito la propria fortuna economica attraverso il loro lavoro a differenza dell’aristocrazia che ha ereditato titolo nobiliare e soprattutto ricchezza e proprietà terriere, case se non addirittura castelli dalla famiglia di origine. Ma quali erano le principali attività economiche svolte dalla borghesia cittadina aretina nel periodo in cui questa prende campo?
L’economia aretina nel contesto toscano
Fa notare lo studioso della storia aretina Scharf che l’idea che nel 1200 l’economia toscana fosse un sistema integrato con una marcata egemonia fiorentina vada rivisto ma che piuttosto la sua preminenza non fosse così evidente e che i risvolti politici non condizionassero ancora quelli economici. Le altre città toscane avevano il peso
economico derivante dalla posizione che riuscivano a conquistarsi sui mercati nella lotta con le città concorrenti.
Per quanto riguarda lo sguardo sull’economia aretina del XIII secolo certo le fonti non sono affatto abbondanti, soprattutto confrontandole con la pletora di documenti a disposizione per Firenze,
Pisa e Siena, ma possiamo tracciare un profilo di massima sufficiente.
Anche se nel Duecento era prevalentemente agricola, questo non autorizza a pensare che lo sviluppo delle altre attività fosse trascurabile. Osserva Scharf: “Ciò che infatti ha nuociuto ad Arezzo nell’indirizzare gli studi è stata la sua posizione in Toscana, in una regione cioè che costituiva un unicum, insieme con poche altre isole, per l’avanzato sviluppo delle attività economiche non agrarie. E’ indubbio infatti che il confronto con Firenze, Siena o Pisa portasse necessariamente la città di San Donato su di un piano di minorità difficilmente contestabile, ma tutto sommato sterile. Quel che vogliamo sottolineare è tuttavia il fatto che tale minore sviluppo non fosse comunque nullo e probabilmente anche rilevante se situato in un contesto diverso”. Quanto detto è ben chiaro se si analizza l’economia delle città dell’area umbro-marchigiana che nel XIII secolo aveva intensi rapporti economici con Arezzo e con il resto della Toscana. Le piccole città della regione erano più o meno autosufficienti dal punto di vista artigianale, con un ingresso attraverso i porti più vicini di poche merci di lusso. Questo non vale per Arezzo che aveva indubbiamente anche un altro circuito.
L’economia nella città di Arezzo
L’esempio più vicino alla nostra città nel periodo comunale appare quello di Padova, città che come Arezzo era dotata di uno Studium, e che oltre ad una attività artigianale, per altro non solo limitata al consumo interno, aveva un importante traino economico nel settore del commercio del denaro sviluppato come vedremo di seguito in più circuiti. A fianco di questo settore la documentazione ci testimonia che la più importante voce di esportazione aretina fosse il guado, pianta coltivata in tutta la regione appenninica dalla quale si ricavava una tinta per i tessuti, e che evidentemente i mercanti aretini incettavano per poterla rivendere, soprattutto in mercati extraurbani in cui aveva un maggior valore.
Per approfondire:
Scharf, Potere e società ad Arezzo nel XIII secolo (1214-1312)
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