Negli anni immediatamente successivi all’istituzione della Mercanzia, Arezzo è teatro di lotte interne che vedono la cessazione del primo dominio fiorentino ed il tentativo di pacificazione delle parti che culmina nel 1345 con la stesura di un nuovo Statuto comunale foriero di novità. In nome di un’alleanza in chiave antiaristocratica il “popolo della media gente” al governo stabilisce un patto con il mondo produttivo artigiano vittima di tante restrizioni negli ultimi dieci anni. Viene ristabilita la possibilità di ricostituire le libere Associazioni delle Arti e viene abolito l’Istituto della Mercanzia. Non viene tuttavia allentata la sorveglianza sull’operato della categoria artigianale perché il controllo passa nuovamente dalle mani dell’abolito Tribunale della Mercanzia a quelle dell’Ufficiale del Freno. La documentazione attesta che la recuperata possibilità di riunirsi in Corporazioni è immediatamente sfruttata così che numerose Arti risorgono in questo periodo, a testimonianza della vivacità che caratterizza la categoria produttiva. Tuttavia le Associazioni continuano ad essere soggette al fastidioso controllo dell’alta borghesia che mantiene nel nuovo Statuto comunale una serie di rubriche con precetti restrittivi nei confronti di fornaciai, renaioli, sarti, calzettai ed in particolare alcuni specifici mestieri del settore tessile come quello dei bambaciai, tintori, tessitori e filatori. Nel 1347 in una solenne seduta il Consiglio del Popolo e della guardia di Arezzo riforma l’intera legislazione riguardo all’Ufficio dei Consoli dei Mercanti. Si ribadisce la limitazione di competenza alle controversie prive di atti scritti. Si ritoccano verso l’alto i salari dei Consoli e dei Notai, le sanzioni da comminare e il limite di competenza relativamente alle competenze sui salari da 20 a 100 soldi. Vengono introdotte nuove categorie di lavoratori come i vetturali e le nutrici. Si ridisegna la composizione del Consiglio dei mercanti che da ora in poi sarà formato da 40 operatori economici eletti con il consueto equilibri fra le parti e tenuto conto della loro provenienza dai quartieri che ora sono accorpati in due mezzi (Quello di San Piero, che unisce il quartiere del Borgo e quello di Porta del Foro, e quello di Santa Maria, che fonde il quartiere di Porta Sant’Andrea e quello di Porta Crucifera). I 40 Consiglieri sono nominati dai Consoli insieme ad otto mercanti di loro fiducia con il metodo dell’imbussolamento. Le controversie con i mercanti forestieri sono di competenza del ridisegnato Ufficio dei Consoli, riguardo alle quali si contempla la possibilità di inviare lettere alla corrispondente Curia mercantile o alle autorità comunali con l’intimazione a comparire.
Quanto appena detto in merito alle Arti permette di farsi una certa idea del loro ruolo nella società aretina a cavallo fra il XIII ed il XIV secolo, ma non vi è dubbio che la ricerca sia ben lontana dal restituire una immagine completa di questa realtà. A tale proposito c’è da considerare purtroppo che la perdita di tanto materiale documentario non permetterà agli storici di dipingere un esauriente quadro sull’intera vicenda delle Arti ad Arezzo.
Per approfondire
Andrea Barlucchi, “La Mercanzia ad Arezzo nel primo Trecento. Statuti e riforme (1341-1347)”
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