Via Bicchieraia ed il comune nel comune
La storia che vi vogliamo raccontare oggi non si svolge nel Medioevo, come vi potreste aspettare, o in tempi antichi, ma circa cento anni fa, e protagonista è in qualche modo la via dove ha sede la nostra Associazione. Non molti sanno che in questa via, per circa tre anni, esistette un comune dentro al comune. Al civico 1 tra il 1917 ed il 1919 fu infatti attivo il municipio di una cittadina Friulana, Sappada. Ma perché questa cosa vi chiederete giustamente voi. Ebbene dovete sapere che Sappada si trova vicino al confine con l’Austria e durante il primo conflitto mondiale venne fatta evacuare in seguito alla disfatta di Caporetto. Circa ottocento abitanti di questo piccolo comune trovarono ospitalità presso la nostra città in attesa della fine della guerra. Sappiamo che durante la loro permanenza i sappadini si integrarono appieno con gli aretini e che si impiegarono in vari lavori per dare una mano alla comunità che li accoglieva. Altro esempio della piena integrazione dei cittadini friulani è costituito dalla presenza nella Pieve di Santa Maria di atti di Battesimo dei loro figli nati in quel periodo di permanenza lontani dalla loro città. Qualche mese dopo la fine della guerra, nel marzo 1919, i profughi sappadini poterono finalmente ritornare tra le loro montagne portandosi sicuramente dietro il ricordo di quel periodo aretino.
A cento anni di distanza dall’arrivo in città dei sappadini, nel novembre del 2017 le due città hanno stretto un gemellaggio ed in via Bicchieraia, al numero 11, dove si era stabilito il municipio friulano, venne affissa una targa a memoria di quel periodo, per ricordare che ad Arezzo, per tre anni, è esistito un comune nel comune.
La targa recita:
“Nella terra che accolse i profughi dal 1917 al 1919 sappadini e aretini ricordano l’intrecciarsi dei loro destini nei tristi giorni della Grande Guerra. Già sede extraterritoriale del Municipio di Sappada in Arezzo novembre 2017”
Samuele Oroni
Commenti
One Comment
Giordano
Quante storie, quanta memoria negli archivi delle città.
Oramai la memoria dei nonni sta lasciando il passo l tempo che scorre, mantenerla viva è obbligo di tutti noi.
Bravi.